Egregio dott. Fongaro, sono un cacciatore che ha sempre utilizzato il setter inglese per andare a caccia. Premetto CHE VADO ESCLUSIVAMENTE a caccia in terreno libero nella nostra splendida terra di Toscana. Ma nel passare degli anni e sempre più difficile trovare dei soggetti collegati e buoni fermatori. Ma e mai possibile che il Setter, re di questa nobile arte, abbia cosi tanti problemi? Sarei grato se mi esprimesse un suo pensiero in merito. cordiali saluti Carlo

Egregio Sig. Carlo C. non è l’unico cacciatore a stupirsi di tale cambiamento. All’uopo ho scritto dei pensieri al riento da una caccia in compagnia di amici accompagnatisi con i rispettivi soggetti. E tali pensieri sono poi sfociati nel testo pubblicato “ Setter da salotto “. Come ben vedrà, le idee sono chiare ed univoche. “Can che corre prima o poi fermerà” è il ritornello che risuona da qualche decennio. Ma è ovvio che, passata qualche monta, alcuni come lei si interroghino sul cambiamento comportamentale. Vede, la selezione dettata dalle regole esistenti è più che corretta. E’ l’interpretazione dell’uomo errata! Il “più è meglio” ha nuociuto sia al mondo espositivo che a quello delle prove. Si è quindi persa la moderazione nell’incastonare i mattoni che costruiscono il Setter Inglese e lo si è fatto più piccolo, troppo piccolo, fino a perdere perfino l’espressività di razza. Lo si è fatto troppo veloce perché esprima ancora la dote della filata. Lo si è corretto troppo perché ricordi come si fa a guidare ed accostare un selvatico. E pensi che parlo di cani ancora capaci di fermare. Chiedo venia: della ferma non parliamone.

Il Setter Inglese da salotto, da caccia e da prove
Anche se l'argomento assume una connotazione propagandistica, bisogna pensare che per valutare oggettivamente la maggiore o minore attitudine del Setter Inglese rispetto alle altre razze nell'esercizio venatorio, non dobbiamo fare riferimento a gusti personali, ma ai canoni ufficiali dalla cinofilia descritti dallo standard di lavoro. Quindi, la prestazione richiesta nelle prove dovrebbe aderire il più possibile allo standard di lavoro e che dovrebbe, a sua volta, derivare dalla caccia. Purtroppo, le prestazioni nelle prove si sono via via allontanate sempre più dalla caccia cacciata influenzando la selezione del Setter Inglese. Eccoci attualmente innanzi a tre "tipi" di Setter Inglese: quello da expo, quello da caccia e quello da prove. I cani da expo sono ritenuti esclusivo oggetto di bellezza da esporre in salotto come un soprammobile; le progenie di cani da caccia vengono lasciate a sé stesse ed alle capacità dei cacciatori tramite gli accoppiamenti all'ombra dei campanili di paese; i cani da prove vivono esclusivamente sui furgoni degli handlers ed a caccia non vanno praticamente mai. In più, tra i Setter da caccia, troviamo due o tre "taglie": "piccoli" (che non superano i 18 Kg), "medi" (che non superano i 21 Kg) e "grandi" (o per meglio dire, in standard).
Nelle prove di lavoro, uniche eccezioni che si avvicinano alla caccia cacciata sono le prove su beccacce ed i cani che eccellono in tali prove sono numericamente ininfluenti, dal punto di vista riproduttivo, rispetto a quelli selezionati da altri tipi di campionati. Ma anche qui troviamo qualche cosa che dovrebbe essere rivisto. Ne sono classico esempio la maggior parte dei soggetti che partecipano a tali prove e che impressionano gli osservatori con rapide ed efficaci ascensioni da scalatori provetti, mantenendo ritmi esagerati per tutta la durata del turno. Questi cani, posti a correre in pianura, denunciano tutti i loro difetti morfologici. È quindi corretto premiare e mettere in riproduzione cani che mostrano utilizzare l'inclinazione del bacino di una capra selvatica piuttosto che di un vero Setter Inglese?
Oggi, purtroppo, il significato di cinofilia venatoria è sulle pagine del libretto di lavoro del cane e su cui sono trascritte le qualifiche collezionate. Il problema, infatti, sorge dal fatto che si è generata confusione fra il concetto di velocità ed il concetto di stile. Potrebbe essere vero che la velocità diviene funzionale quando permette di coprire più terreno (nell'unità di tempo) e quindi di aumentare le possibilità d'incontro. Ma se un cane corre più forte di quanto il suo naso gli permette, la velocità diventa eccessiva e controproducente, non solo perché è causa di sfrulli o trascuri, ma anche perché interferisce con una cerca intelligente ed impegnata, indispensabile per un buon incontrista. Sta di fatto che la velocità e la cerca fatta di meccanici lacets sono diventate oggi il comune denominatore che appiattisce lo stile, perché a certe velocità diventa oggettivamente impossibile distinguere un eccellente galoppo da uno mediocremente buono e diviene anche impossibile stabilire il confine oltre il quale la velocità è eccessiva per il naso di quello specifico soggetto. Inoltre, all'esaltazione della velocità viene meno la funzione delle prove come momento di verifica e di valorizzazione dello stile. In questi soggetti, quando la velocità viene ridotta a misura di caccia, il più delle volte non si osserva più il bel movimento del Setter Inglese, ma solo un goffo galoppo. Sembrerebbe, quindi, che la selezione nella direzione della velocità abbia involuto la conservazione della tipicità dell'andatura. Aggiungiamo, poi, che tale esasperazione ha annullato "l'espressione di cerca" che ci consente di distinguere e valutare quel che sta passando nel naso e nella testa del cane. Negli attuali trialers tale espressione evidenzia solo la volontà di una prestazione atletica da interrompere quando sul percorso viene a trovarsi un'emanazione talmente intensa da irrigidire gli arti in una frenata a "peso morto". Quando accade ciò si è valicato il confine oltre il quale le prove non sono più compatibili con l'attività venatoria. E questi sono i riproduttori selezionati e proposti per gli accoppiamenti dai quali far nascere i cani da caccia. Riproduttori ove la velocità viene presa a termine di misura dell'avidità. Nel cervello del cane non è rimasto altro.